Ci sono riti e feste, la Sartiglia ne è esempio, che affascinano il turista fino a farlo innamorare di una terra anche se non è la sua. Ma la capacità di sentirle fin sotto alla pelle… Beh, quella è una specificità di chi le ha sempre vissute. Generazione dopo generazione. Giovanni Manca, storico collaboratore di Cavallo Magazine è uno di questi casi. Un sardo consapevolmente innamorato delle proprie tradizioni, della propria terra, dei cavalli e quindi della Sartiglia. E grazie a un suo breve reportage, proviamo a cogliere qualche sfumatura in più.
Il racconto di un insider
La domenica di Carnevale, la Sartiglia dei Contadini, anno 2025, un’apertura sotto il segno dell’alterità. Sì, una frase senza verbi, per calarci dentro una intervista con uno dei protagonisti dell’evento, Pietro Putzulu, il terzo della pariglia del Componidori dei contadini, il terzo della sacralità oristanese.

Prima di andare avanti un breve riepilogo su come funziona la Sartiglia. Ogni anno a Carnevale si svolgono due edizioni singolari della Sartiglia: una la domenica, organizzata dal Gremio dei Contadini o di San Giovanni (rappresenta la proprietà terriera e la nobiltà), e una il martedì organizzata dal Gremio dei Falegnami o di San Giuseppe (rappresenta le arti liberali e la borghesia). Il protagonista, scelto insindacabilmente dal Gremio, è su Componidori, figura assoluta che sceglie i suoi secondi senza interferenze. Da qualche anno a monte di questa struttura tradizionale si è posta la Fondazione di Oristano che rappresenta il potere politico e le risorse finanziarie, mentre a valle è nata l’associazione dei cavalieri per difendere i protagonisti reali della giostra; per armonizzare il tutto si è inventato un regolamento, quasi tutto perfetto.
Il giorno della Candelora il Gremio di San Giovanni affida le sue sorti a Diego Pinna, su Componidori, che si accompagna con Angelo Porta, Segundu Cumponi, e Pietro Putzulu, Terzu Cumponi. Inizia il brusio, secondo il regolamento i cavalieri non possono superare il 65^ anno di età, Pietro Putzulu li supera. La tradizione dice che le scelte del Componidori non si possono discutere. Quasi uno scandalo, ma vince la tradizione, ha ragione su Componidori, l’articolo viene cancellato. In realtà sotto sotto a qualcuno non piace che Pietro sia anche uno dei pochi sartiglianti, mezza dozzina su centoventi, che non è oristanese (basti pensare che i puristi dicono che le frazioni di Oristano non sono Oristano).

Superato lo scoglio età siamo alla Sartiglia di domenica, bellissima vestizione tradizionale ed ecco che arrivano i secondi, non hanno il costume di Oristano, bensì indossano un frac grigio chiaro con papillon e bombetta, da stracciarsi le vesti. Ora sentiamo il nostro protagonista Pietro Putzulu. «Certo che sapevamo che avrebbe fatto scalpore uscire con un frac da Carnevale, ma abbiamo deciso insieme a su Componidori e il Gremio ha avvallato la nostra scelta. Dall’archivio storico avevamo una foto in cui appare su Componidori con a fianco due cavalieri in frac e tuba come si usava nelle grandi occasioni ai primi del Novecento».
Quindi siamo sempre nel solco della storia?
«Rispetto a quella foto certamente, noi dal nero siamo passati al grigio e per non offendere il cilindro de su Componidori abbiamo messo la bombetta».
Insomma veniamo alla corsa vera e propria?
«Ero molto emozionato ed anche preoccupato, i miei compagni, già saliti alla stella, erano tornati a mani vuote, rimanevo solo io. Il cavallo era tranquillo ed io mi son preso il tempo, la discesa è stata rapida e la spada è scivolata dentro la stella con clangore metallico, la maschera ha nascosto la mia esultanza. Risalire via Duomo è stata una festa, il presidente del Gremio mi ha appuntato la stella d’argento».
Dai racconta tutto…
«Ma certo, la grande soddisfazione è stata che la stella a otto punte, che viene utilizzata solo per la pariglia de su Componidori, per gli altri cavalieri si usa una stella a sei punte, è stata donata a mia moglie Valentina che si trovava in tribuna».
Insomma tutto perfetto?
«Direi di sì, anche se poi per arrivare alla Sartiglia io ho dovuto cambiare tre cavalli da Kalispera a Querida Guapa e poi Oro di Orotelli. Domenica abbiamo portato a casa tante stelle, ma i falegnami, complice una giornata magnifica ne hanno presa una in più. Ma la cosa più divertente è che forse, la foto con i frac e su Componidori è quasi un falso, infatti pare che i due frac non fossero della pariglia, ma solo amici che volevano fare una foto ricordo!».
Che dire, quest’anno la Sartiglia ci ha divertito di più: i frac hanno dato spazio in più al Carnevale, la stella di Pietro dovrebbe incoraggiare ad aprire almeno ai paesi dell’Alto oristanese, insomma le chiacchere e le polemiche hanno tolto molte delle ingessature che hanno irrigidito le Sartiglie degli ultimi decenni.
Viva la Sartiglia, espressione più famosa del carnevale a cavallo.